Eclissi dei maestri o crisi degli intellettuali?
In India l’intelletto non ha mai così prevalso da sovrapporsi alle facoltà dell’anima e distaccarsene in modo da provocare la pericolosa scissione tra sé e medesimo e la psiche, che è la malattia di cui soffre l’Occidente. L’Occidente, infatti, quasi per designare questo suo interiore malessere, ha coniato una parola nuova, insolita nella storia del pensiero umano: la parola ‘intellettuale’, quasi che sia possibile un tipo d’uomo ridotto al puro intelletto.
L’intelletto puro, distaccato dall’animo, è la morte dell’uomo; l’intelletto, troppo presumendo di sé e isolandosi in una boriosa compiacenza, invece di nobilitare l’uomo lo umilia e lo spersonifica: uccide quell’armoniosa partecipazione alla vita delle cose e delle creature di cui l’anima è capace con le sue emozioni e intuizioni; l’intelletto per sé solo è cosa morta ed assassina, un principio di disintegrazione.
Giuseppe Tucci